martedì 28 giugno 2011

L'Ottava Confessione - James Patterson




Autore: James Patterson
Editore: Longonesi
Anno di pubblicazione: 2010
Lingua Originale: Inglese
Titolo originale: The 8th Confession (parte del ciclo "Women’s Murder Club Series nr.8")
Pagine: 304
Traduttore: Annamaria Biavasco e Valentina Guani
Costo: dai 12 € ai 17 € circa





“L’ottava confessione” è un  libro del 2010 scritto da James Patterson, scrittore conosciuto per il genere thriller-giallo.  Questo libro fa parte del ciclo “delle donne del club omicidi”, una serie dedicata a donne che cercano di risolvere casi di morti sospette.
Ne ”L’ottava confessione” le protagoniste: Lindsay Boxer, Clare Washborn, Cindy Thomas e Yuki Castellano si trovano a risolvere due casi particolarmente difficili, o più, collegati fra di loro.
Il primo caso si svolge nel tipico traffico dei film americano ove improvvisamente salta in aria un scuolabus, uccidendo molte persone, sia in auto sia sulla strada.
Nel secondo caso si parla di un barbone ucciso e poi picchiato. Che c’è di strano direte voi visto che cose del genere succedono anche nella vita reale. C’è di strano che questo signorotto puzzolente ha come secondo nome Jesus e sembra che sia un benefattore per tutti i senzatetto della città. Se è così perché lo hanno ucciso in modo così violento?
Il terzo e ultimo caso invece, le protagoniste cercheranno di far luce su omicidi o suicidi (non si sa come siano morti) di alcuni membri dell’alta società, persone molto popolari e conosciute morte in circostanze al quanto misteriose.
Mi sa che mi sono sbagliata i casi sono due e io ne ho elencati tre! O forse no…Scopritelo voi leggendo questo libro!

Vi devo dire che mi ha sorpreso la fine non me l’aspettavo che finesse in quel modo!
Questo libro diventa molto interessante una volta che sei dentro ai casi. Sembra di vedere un episodio di CSI! Però ciò che mi ha sorpreso e che sembra anche Sex And The City! Quattro amiche in una grande città tra lavoro, aperitivi e amore. Eh si! Ci sono pure le situazioni romantiche nel libro. Un pizzico di dolcezza non guastai mai! Ottimo!

James Patterson


martedì 14 giugno 2011

Insalata di verdura sana!!

Insalata sana!


 Cosa serve:

1 cetriolo

1 peperone piccolo (Io ho cucinato x 3 quindi ne ho messo1 rosso e 1 giallo)

Mezzo finocchio

Tonno

Grano Padano

Sale

Pepe

Origano

Olio di oliva (se si vuole)

Procedimento:

Tagliate tutte le verdure grossolanamente. Aggiungete tonno, origano, grano padano a scaglie, pepe e sale mescolate tutto ed ecco fatto!! se volete aggiungete l'olio =).

Mangiare con pane =)!!  


Ps il formaggio bianco è l’Osella!!! Gnam che buono!!!





Spinaci profumati e speziati!!


Spinaci profumati e speziati!!



Cosa Serve:

Spinaci (io ho usato quelli congelati)

Gamberetti (io ho usato quelli congelati)

Philadelphia alle erbe (2 cubi)

Cumino

Zafferano

Cipolle

Aglio

Olio di oliva

Dado Vegetale

Sale

Grano Padano

Prezzemolo


Guarnizione:


Mozzarella

Grano Padano

Pomodori


Procedimento:

  1. riempite una pentola di acqua, aggiungete un dado vegetale, pizzico di sale e un cucchiaino di olio di oliva e portate all’ebollizione.
  2. quando l’acqua è calda mettete gli spinaci (per due persone ho usato 7 cubetti ma poi erano pochi XD) e i gamberetti insieme. Lasciate in acqua per circa 10 minuti.
  3. In una padella di media dimensioni soffriggete la cipolla tagliata a cubetti (non intera un quarto va bene) e l’aglio  (ricordate che quando diventa dorato lo dovete togliere.
  4. Aggiungete il prezzemolo, pochissimo cumino e zafferano, lasciate cuocere per 2/3 minuti.
  5. Togliete gli spinaci e i gamberetti e mettete tutto nella padella, non buttate tutta l’acqua perché la potete usare se gli spinaci diventano troppo secchi.
  6. Lasciate cuocere per circa 10 minuti e poi aggiungete il Philadelphia, mescolate per bene e dopo 2 minuti spegnete la fiamma e aggiungete il grana a scaglie, mescolate.
  7.  Servire e mangiare con mozzarella, pomodoro e pane!!


Buon Appetito!!!

lunedì 13 giugno 2011

Salame alla nutella con cocco! - Facile


Per fare questo salame al cioccolato con cocco, io ho impiegato circa 30 minuti =)



Cosa serve:

2 Barrette di cioccolato (meglio se fondente)

Biscotti digestivi (io ho usato i biscotti digestivi rettangolari della coop)

Cocco già grattugiato

Fialetta aroma al Rhum  (io ho usato quello della marca "Pane Angeli")

Nutella

Burro 100 gr circa

Uova (io ne ho messe 3)

Carta da forno e pezzettino di scotch o carta trasparente

Procedimento:

  1. in un pentolino sciogliete a bagno Maria 1 e mezza di cioccolata con il burro.
  2. in una terrina grossa mettete i biscotti (fatti a pezzi grossi), la nutella, l’aroma, uova. Mescolate tutto e quando la cioccolata è fusa aggiungete anche quella.
  3. Mescolate tutto per bene! La consistenza non deve essere né troppo solida e né troppo liquida, tenete presente che il burro e la cioccolata al freddo s’induriscono.
  4. quando avete finito di mescolare: mette il composto sulla carta da forno e cercate di dargli una forma a “cilindro”. Circondatelo tutto di carta da forno e chiudete con uno pezzo di scotch.
  5. Lasciate in frigo per circa una notte!
  6. il giorno dopo tagliate a pezzettoni grossi ed ecco a voi! tutto pronto!! :)

giovedì 9 giugno 2011

Tutorial Foto in 3D_Metodo 2- Ancora più Facile

Questo metodo è molto più facile e veloce dell'altro!!

Risultato:




















Aprite l'immagine che avete scelto: File-> Apri (Ctrl+O) e sbloccatela dal lucchetto: due click sul livello e vi appare questa finestra:

Dupplicate l'immagine: tasto destro e Dupplica Livello...









 Ora cambiamo la sua fusione! Tasto destro sul livello e Opzioni Fusione:


 Si apre questa finestra e su Opacità Riempimento togliete la selezione dal primo quadratino:




Abbiamo quasi finito! Ora dobbiamo spostare l'immagine. Io personalmente la sposto verso sinistra di 10 click della freccia direzionale della tastiera! Per spostare potete cliccare sull'immagine e spostare con il mouse trascinando con il muose o con le freccie direzionali; oppure Modifica-->Scala:
















Finito! ora dovete selezionare la zona che è in 3D e separarla dall'altra parte e salvate!

Risultato Finale!!



Tutorial Foto in 3D_Metodo 1-Facile

Ciao tutti! Finalmente eccovi il mio nuovo tutorial!  
In questo tutorial impareremo a creare una foto o immagine in 3D, il metodo è semplice e veloce! 

Risultato Finale:


Cosa Serve:

- Photoshop (va bene qualsiasi versione)
- Immagine o foto a scelta
- Occhialini da 3D


Iniziamo! 

Aprite Photoshop e importare la vostra immagine: File->Apri (Ctrl+O oppure tasto destro sull’immagine e apri con..->Photoshop). 



Vedete che al lato destro dove ci sono i Livelli, accanto all’immagine c’è un lucchetto: 


Questo vuol dire che la foto è bloccato e non potete modificarla. Noi dobbiamo modificarla per forza quindi sblocchiamola cliccando con il tasto destro sul lucchetto per due volte consecutive e si apre questa finestra: 


Dato l’ok senza variare nulla. 

Duplichiamo la foto: tasto destro con il mouse sul livello e poi duplica livello: 


Ora possiamo partire a creare il nostro effetto 3D!! Ma prima cappiamo cos’è!  
Il 3D è un’illusione ottica di sovrapposizioni di 2 immagini che messe insieme creano una visione in 3 dimensioni. Le 2 immagini sovrapposte hanno come colori: il verde per l’occhio destro e il rosso per quello sinistro. Quello che faremo noi è semplicemente questo su 2 immagini uguali ne faremo una rossa e una verde, le sovrapporremo e sposteremo leggermente una delle due. 

Andiamo sulla finestra “Canali”, tenendo selezionata la duplicazione della foto, clicchiamo sul canale rosso in modo da avere selezionato solo quello. In seguito sulla barra dei menù: Modifica->Riempi: 


Vi apparirà la seguente finestra, su contenuto mettete “Nero”: 

Risultato:

Selezioniamo il primo livello e come prima: andate sulla finestra “Canali”->Selezionate il Verde, Barra dei Menù Modifica->Riempi->contenuto Nero    



Selezionate anche il Canale Blu  


Barra dei Menù Modifica->Riempi->contenuto Nero   

Risultato: 

Ora dobbiamo spostare il secondo livello: Modifica ->Trasforma->Scala oppure anche con CTRL+T 


Io ho spostato di 10 pixel a sinistra, ho la freccia direzionale della tastiera. 


Come vedete al momento il metodo di fusione è “normale” dobbiamo cambialo in “Schiarisci”: 



Ecco a voi un bel risultato in 3D!! Provare per credere con gli occhialini! Però… 


 
Però.. Se vedete al lato destro ci sarebbe una parte da tagliare, è di troppo!! Iniziamo unendo i livelli: Tasto destro su uno dei livelli e alla finestra che vi appare cliccate su Unisci Visibili: 

 
Selezioniamo la parte da tenere con lo Strumento Seleziona nella barra degli strumenti a sinistra: 


Tagliate la parte selezionata con Ctrl+X oppure sulla Barra dei Menù->Taglia, in seguito Creiamo un nuovo file File->Nuovo oppure Ctrl+N, impostate il valore di larghezza e altezza come volete. La mia immagine in originale era di L:1600 e H:1200: 

Incolliamo la Foto in 3D: Ctrl+V oppure Modifica->Incolla.  
Come vedete dal’immagine di seguito, la parte in blu sarebbe da riempire e rimane così perché la mia foto in 3D è più piccola rispetto al file creato, pertanto dobbiamo far si che invece sia uguale: 

Modifichiamo la foto a nostro piacere: 


Ed Ecco a voi il risultato finale con le dimensioni in originali!! 


Alla prossima ciaoooo!!



mercoledì 8 giugno 2011

RISOTTO AI GAMBERETTI

•·.·´¯`·.·• RISOTTO AI GAMBERETTI•·.·´¯`·.·•
Semplice, veloce e gustosa! :)




Ingredienti:


- riso arborio

- gamberetti (io solitamente prendo quelli congelati)

- cipolla (poco poco)

- aglio (uno spicchio)

- Birra o Vino rosso ( in base a cosa mettete cambia il sapore, da provare in entrambe le variazioni, anche se io preferisco con il vino è più saporito

- piselli

- sale

- pepe

- olio di oliva

- burro


Procedimento:

1.La prima cosa da fare e scongelare i gamberetti: prendete una pentola, riempitela d'acqua e quando va in ebollizione mettete il nostro piccolo crostaceo per almeno 3 o 4 minuti (da ebollizione), non di più mi raccomando! Aggiungete anche un pizzico di sale.
Una cosa importantissima: non buttate l'acqua dei gamberetti!

2. Prendete una padella e una pentola bassa.
Nella padella fate il soffritto: 2 cucchiai pieni d’olio di oliva, quando è caldo mettetele le cipolle e lo spicchio di aglio, aspettate che diventi tutto di un bel colorito dorato e aggiungete i gamberetti e togliete l'aglio.
Invece la pentola serve per cuocere il riso: su fiamma bassa mettete l'acqua un con pizzico di burro per ammorbidire (invece l'olio d’oliva rende il gusto più "forte").

3. Quando sono passati i 3/4 minuti dei gamberetti, toglieteli dal fuoco e separateli dall'acqua, non buttatela, mettetela in una piccola bacinella.
Aggiungete i Gamberetti nel soffritto e un pò di vino (o birra) infine i peselli, lasciate che cuocia così.

4. A metà cottura togliete il riso e aggiungetelo nella padella con i gamberetti. Mescolate bene e aggiungete l'acqua dei gamberetti, concludete con un pizzico di pepe.

5. Quando il riso è cotto e messo nel piatto, questo è il risultato:



Come decorazione ho tagliato a "Fiore" un pomodorino e in mezzo ho messo un cucchiaio di formaggio morbido Osella.

Pirandello e il suo pensiero




Pirandello, Luigi (Agrigento 1867 - Roma 1936), è un scrittore italiano, uno dei massimi drammaturghi del Novecento. Anche se la sua fortuna critica è sempre stata molto controversa (soprattutto in Italia), Pirandello è uno dei pochi scrittori italiani contemporanei che abbia saputo conquistarsi una fama internazionale: non tanto per il premio Nobel (1934), quanto grazie allo straordinario numero di compagnie che ne mettono in scena i drammi in molti paesi del mondo.





VITA:

Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 presso Girgenti (Agrigento), da un’agiata famiglia borghese.

Dopo gli studi liceali si iscrisse all’Università di Palermo, poi alla facoltà di lettere dell’Università di Roma da cui si trasferì all’Università di Bonn in Germania.

L’esperienza degli studi in Germania fu molto importante perché lo mise in contatto con la cultura tedesca e sopratutto con gli scrittori romantici, che ebbero su di lui una forte influenza sulle sue opere e sulle sue teorie riguardanti l’umorismo.

Si trasferì a Roma per dedicarsi interamente alla letteratura, in questa città strinse legame con Ugo Flares e a Luigi Capuana.

1893 scrive il suo primo romanzo: L’ESCLUSA.

Nel 1897 diventa professore all’istituto superiore del Magistero a Roma e nel frattempo pubblica articoli e saggi su varie riviste, tra cui il Marzocco.

Nel 1896 scrive la sua prima commedia: IL NIBBIO, ribattezza come SE NON COSI’ nel 1915.

Nel 1903 un allagamento alla miniera di zolfo, in cui era investito tutto il patrimonio della famiglia, provocò il dissesto economico della famiglia. Il fatto ebbe conseguenze drammatiche nella vita dell’autore: alla notizia la moglie, che era di fragile equilibro psicologico, sprofondò nella follia che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. Nacque così in Pirandello la concezione dell’istituto famigliare come “trappola” che imprigiona e soffoca l’uomo.

La sua declassazione, da una condizione di borghese agiato ad una classe inferiore, gli fornì lo spunto per rappresentare il grigiore soffocante della vita del piccolo-borghese, sopratutto il rancore e la sofferenza per il meccanismo sociale alienante.

Durante la guerra il figlio Stefano, partito volontario, fu fatto prigioniero dagli austriaci e il padre si adoperò con ogni mezzo, ma invano, per la sua liberazione.

In conseguenza del fatto la malattia mentale della moglie si aggravò tanto che lo scrittore è costretto a farla ricoverare in una casa di cura, dove la donna restò fino alla morte.

Dal 1920 il teatro di Pirandello cominciò a conoscere il successo di pubblico.

I drammi Pirandeliani nel corso degli anni ‘20 e ’30 furono conosciuti e rappresentati in tutto il mondo.

Si legò sentimentalmente, ma in modo platonico, ad una giovane attrice della sua compagnia, Marta Abba.

Nel 1934 gli venne assegnato il Premio Nobel per la letteratura a consacrazione della sua fama mondiale.
Pirandello si ammalò di Polmonite e morì il 10 dicembre 1936 a Roma.


IL VITALISMO

Alla base della visione del mondo pirandelliana vi è una concezione vitalistica, che è affine a quella di varie filosofie contemporanee la realtà tutta è <<vita>>, <<perpetuo movimento vitale>>, intenso come eterno divenire, incessante trasformazione da uno stato all'altro, <<flusso continuo, incandescente, indistinto>>, come lo scorrere di un magma vulcanico. Tutto ciò che si stacca da questo flusso, e assume <<forma>> distinta e individuale, si rapprende, si irrigidisce, comincia, secondo Pirandello, a <<morire>>.

Ma noi tendiamo a cristallizzarci in forme individuali e a fissarci in una realtà che noi stessi ci diamo, in una personalità che vogliamo coerente e unitaria. In realtà questa personalità è un'illusione e scaturisce solo dal sentimento soggettivo che noi abbiamo del mondo, che proietta intorno a noi come un cerchio di luce e ci separa fittizialmente dal resto della vita, che resta al buio.

Non solo noi stessi, però, ci fissiamo in una <<forma>>, anche gli altri, con cui viviamo in società, vedendoci ciascuno secondo la sua prospettiva particolare ci danno determinate <<forme>>.

Noi crediamo di essere <<uno>> per noi stessi e per gli altri, mentre siamo tanti individui diversi, a seconda della visione di chi ci guarda. Ad esempio un individuo può crearsi di se stesso l'immagine gratificante dell'onesto lavoratore, del buon padre di famiglia, mentre gli altri magari lo fissano senza rimedio nel ruolo dell'ambizioso senza scrupoli o dell'adultero. Ciascuna di queste <<forme>> è una costruzione fittizia, una<<maschera>> che noi stessi ci imponiamo o che ci impone il contesto sociale.

La crisi dell'idea di identità e di persona risente evidentemente dei grandi processi in atto nella realtà contemporanea, dove si muovono forze che tendono proprio alla frantumazione e alla negazione dell'individuo. L'instaurarsi del capitale monopolistico, che annulla l'iniziativa individuale e nega la persona in grandi apparati produttivi anonimi; l'espandersi della grande industria e dell'uso delle macchine, che meccanizzano l'esistenza dell'uomo e riducono il singolo a insignificante rotella di un gigantesco meccanismo, priva di relazioni e priva di coscienza; la creazione di sterminati apparati burocratici, che sortiscono effetti analoghi, annullando l'individuo in quanto tale, cancellando la sua interiorità e riducendolo alla sua pura funzione esteriore; il formarsi delle grandi metropoli moderne, in cui l'uomo smarrisce il legame personale cogli altri e diviene una particella isolata e alienata nella folla anonima. L'idea classica dell'individuo creatore del proprio destino e dominatore del proprio mondo, dalla personalità inconfondibile e coerente, che era rimasta alla base della cultura della borghesia ottocentesca nel suo momento di ascesa, ora tramonta: in una prima fase questi processi inducono a rifiutare la realtà oggettiva e a chiudersi gelosamente nella soggettività, ma poi progressivamente anche questa finisce per sfaldarsi; l'individuo non conta più, l'io si indebolisce perde la sua identità, si frantuma in una serie di stati incoerenti.

L'avvertire di non essere <<nessuno>> , l'impossibilità di consistere in un'identità provoca angoscia ed orrore, genera un senso di solitudine tremenda. Viceversa l'individuo soffre anche ad essere fissato dagli altri in <<forme>> in cui non può riconoscersi. L'uomo si <<vede vivere>>, si esamina dall'esterno, come sdoppiato, nel compiere gli atti abituali che gli impone la sua <<maschera>> la sua <<parte>>, e che appaiono assurdi, destituiti di ogni senso. Queste<<forme>> sono sentite come una <<trappola>>, come un <<carcere>> in cui l'individuo si dibatte, lottando invano per liberarsi. Pirandello ha un senso acutissimo della crudeltà che domina i rapporti sociali, al di sotto della civiltà e delle buone maniere.

La società gli appare come un'<<enorme pupazzata>>, una costruzione artificiosa e fittizia, che isola irreparabilmente l'uomo dalla <<vita>> lo impoverisce e lo irrigidisce, lo conduce alla morte, anche se egli apparentemente continua a vivere.

L'istituto in cui si manifesta per eccellenza la <<trappola>> della <<forma>> che imprigiona l'uomo, separandolo dall'immediatezza della <<vita>>, è la famiglia.

Pirandello è acutissimo nel cogliere il carattere opprimente dell'ambiente famigliare, il suo grigiore avvilente, le tensioni segrete, gli odi, i rancori, le ipocrisie, le menzogne che si mescolano torbidamente alla vita degli affetti viscerali di oscuri.

L'altra <<trappola>> è quella economica, costituita dalla condizione sociale e del lavoro, almeno a livello piccolo borghese: i suoi eroi sono prigionieri di una condizione misera e stentata, di lavori monotoni e frustranti, di un'organizzazione gerarchica oppressiva.

L'unica via di relativa salvezza che si dà ai suoi eroi è la fuga nell'irrazionale: nell'immaginazione che trasporta verso un <<altrove>> fantastico, come per l'impiegato Belluca, oppure nella follia,che è lo strumento di contestazione per eccellenza, in Pirandello, delle forme fasulle della vita sociale, l'arma che fa esplodere convenzioni e rituali, riducendoli all'assurdo e rivelandone l'inconsistenza. Il rifiuto della vita sociale dà luogo nell'opera pirandelliana ad una figura ricorrente, emblematica: il <<forestiere della vita>>, colui che <<ha capito il giuoco>>, ha preso coscienza del carattere del tutto fittizio del meccanismo sociale e si esclude, si isola, guardando vivere gli altri dall'esterno della vita e dall'alto della sua superiore consapevolezza, rifiutando di assumere la sua <<parte>> osservando gli uomini imprigionati dalla <<trappola>> con un atteggiamento <<umoristico>> di irrisione e pietà.
 
 
IL RELATIVISMO CONOSCITIVO


Oltre che sulla visione della società, dal vitalismo pirandelliano scaturiscono importanti conseguenze sul piano conoscitivo. Se la realtà è magmatica, in perpetuo divenire, essa non si può fissare in schemi e moduli d'ordine totalizzanti, onnicomprensivi. Ogni immagine globale che pretenda di sistemarla organicamente non è che una proiezione soggettiva. Il reale è multiforme, polivalente, non esiste una prospettiva privilegiata da cui osservarlo; al contrario le prospettive possibili sono infinite e tutte equivalenti. Caratteristico della visione pirandelliana è dunque un radicale relativismo conoscitivo. Ognuno ha la sua verità, che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le cose. Ne deriva un'inevitabile incomunicabilità fra gli uomini: essi non possono intendersi, perché ciascuno fa riferimento alla realtà com'è per lui, e non sa né può sapere come sia per gli altri, proietta nelle parole che pronuncia il suo mondo soggettivo, che gli altri non possono indovinare. Questa incomunicabilità accresce il senso di solitudine dell'individuo che si scopre <<nessuno>>, mette ulteriormente in crisi la possibilità di rapporti sociali e contribuisce a svelarne il carattere convenzionale e fittizio.

Il relativismo conoscitivo, il soggettivismo assoluto collegano Pirandello a quel clima culturale europeo del primo Novecento in cui si consuma la crisi delle certezze positivistiche, della fiducia in una conoscenza oggettiva della realtà mediante gli strumenti della razionalità scientifica. La posizione di Pirandello, sia per quanto riguarda queste crisi gnoseologiche, sia per il suo vitalismo irrazionalistico, viene quindi abitualmente fatta rientrare nell'ambito di quello che si suole definire Decadentismo.

Alla base del Decadentismo, così intenso, vi è una condizione spirituale sostanzialmente mistica, imperniata sulla fiducia in un ordine misterioso che unisce tutta la realtà, compreso il soggetto umano, in una fitta rete di <<corrispondenze>>, in un sistema di analogie universali che collegano io e mondo in una totalità univocamente interpretabile; per cui si può dare l'<<epifania>> dell'assoluto:in momenti privilegiati, l'Essere può rivelare, in forme ineffabili, il suo senso riposto; uno slancio di partecipazione mistica può portare il soggetto nel cuore della realtà.

Per Pirandello invece, un'essenza ultima non si dà più, per cui non sono più possibili miracolose epifanie, rivelatrici di un nucleo nascosto dell'Essere. La realtà non è più una totalità organica, ma si sfalda in una pluralità di frammenti che non hanno un senso complessivo. Il particolare non vibra della vita universale, ma è semplicemente una particella isolata, perché un Tutto non esiste. Lungi dal cercare l'identificazione con l'essenza, non resta che prendere atto dell'incoerenza e della mancanza di senso del reale. Questa radicale apertura della visione del mondo,questa crisi della totalità collocano Pirandello già oltre il Decadentismo, in un clima tipicamente novecentesco.

Il Decadentismo, come già il Romanticismo, nella sua fuga da una realtà storica negativa, che portava alla chiusura gelosa nella soggettività, poneva l'io al centro del mondo, o meglio, identificava sostanzialmente il mondo con l'io. Se per il Romanticismo e il Decadentismo l'interiorità era il centro del reale, sede dell'esperienza originaria dell'Essere, ora questo centro scompare, il soggetto da entità assoluta diviene <<nessuno>>.


LA POETICA: L’umorismo


Dalla visione complessiva del mondo scaturiscono anche la concezione dell'arte e la poetica di Pirandello. L'umorismo,che risale al 1908. Si tratta di un testo chiave, l'opera d'arte, secondo Pirandello, nasce <<dal libero movimento della vita interiore>>; la riflessione, al momento della concezione, resta invisibile, è quasi una forma del sentimento.

La riflessione non si nasconde, non è una forma del sentimento, ma si pone dinanzi ad esso come un giudice, lo analizza e lo scompone. Lo scrittore propone un esempio: se vedo una vecchia signora coi capelli tinti e tutta imbellettata, avverto che è il contrario di ciò che una vecchia signora dovrebbe essere. Questo <<avvertimento del contrario>> è il comico. Ma se interviene la riflessione, e suggerisce che quella signora soffre a prepararsi così e lo fa solo nell'illusione di poter trattenere l'amore del marito più giovane, non posso più solo ridere: dall'<<avvertimento del contrario>>, cioè dal comico, passo al <<sentimento del contrario>>, cioè all'atteggiamento umoristico. La riflessione nell'arte umoristica coglie così il carattere molteplice e contraddittorio della realtà, premette di vederla da diverse prospettive contemporaneamente. Se coglie il ridicolo di una persona, di un fatto, ne individua anche il fondo dolente, di umana sofferenza, e lo guarda con pietà, o viceversa, se si trova di fronte al serio e la tragico, non può evitare di fare emergere anche il ridicolo. In una realtà multiforme e polivalente, tragica e comica vanno sempre insieme. Il comico è come l'ombra che non può mai essere disgiunta dal corpo del tragico.

Nel saggio, Pirandello afferma che l'umorismo si trova nella letteratura di tutti i tempi, ma in realtà la definizione che egli ne propone si attaglia perfettamente all'arte contemporanea, nata dalla grande crisi novecentesca.

E un’arte <<fuori di chiave>>, come la definisce Pirandello con una metafora musicale, cioè disarmonica e piena di continue dissonanze, in cui ogni pensiero genera sempre contemporaneamente il suo opposto, in cui lo scrittore da un lato crea e dall'alto critica e scompagina ciò che ha creato. E un'arte che non costruisce immagini armoniche, unitarie e ordinate del mondo, ma tende a scomporre, a disgregare, a fare emergere stridori, innocenze e contrasti.



Il fu Mattia Pascal

  
Il fu Mattia Pascal è la più famosa tra le opere narrative dello scrittore siciliano, Luigi Pirandello, la prima che gli assicurò il successo letterario in Italia e all’estero, fu pubblicato nel 1904.

Mattia Pascal vive in un immaginario paese ligure, Miragno, dove il padre, che si era arricchito con i traffici marittimi e il gioco d'azzardo, ha lasciato in eredità alla moglie e ai due figli una discreta fortuna.
A gestire l'intero patrimonio è un avido e disonesto amministratore, Batta Malagna, la cui nipote, Romilda, viene messa incinta da Mattia dopo che non è riuscito a farla sposare all'amico Pomino.

Mattia viene costretto a sposare Romilda e a convivere con la suocera vedova che non manca di manifestare il suo disprezzo per il genero che considera inetto.
Tramite l'amico Pomino, Mattia ottiene un lavoro come bibliotecario ma dopo un po' di tempo, infelice per il lavoro che trova umiliante e per il matrimonio che si è rivelato sbagliato, decide di fuggire da Miragno e di tentare l'avventura in Francia.

I rapporti dei personaggi con Mattia Pascal a Miragno.

Arrivato a Montecarlo e fermatosi a giocare alla roulette, in seguito ad una serie di vincite fortunate, diventa ricco. Deciso a ritornare a casa per riscattare la sua proprietà e vendicarsi dei soprusi della suocera, un altro fatto muta il suo destino.
Mentre è in treno legge per caso su un giornale che a Miragno è stato ritrovato nella roggia di un mulino il cadavere di Mattia Pascal.

Dapprima, sconvolto comprende presto che, credendolo ormai tutti morto, può crearsi un'altra vita. Così, con il nome di Adriano Meis, inizia a viaggiare prima in Italia e poi all'estero, fintantoché decide di stabilirsi a Roma in una camera ammobiliata sul Tevere.

Si innamora, ricambiato, di Adriana, la dolce e mite figlia del padrone di casa, Anselmo Paleari, e sogna di sposarla e di vivere un'altra vita, ma presto si rende conto che la sua esistenza è fittizia. Infatti, non essendo registrato all'anagrafe, è come se non esistesse e pertanto non può sposare Adriana, non può denunciare il furto subito da Terenzio Papiano, un losco individuo che lo ha raggirato, e non può fare tutte quelle cose della vita quotidiana che necessitano di un’identità.

I rapporti dei personaggi con Adriano Meis a Roma

Finge così un suicidio e, lasciato il suo bastone e il suo cappello vicino a un ponte del Tevere, ritorna a Miragno come Mattia Pascal.
Sono intanto trascorsi due anni e arrivato al paese, Mattia viene a sapere che la moglie si è risposata con Pomino e ha avuto una bambina. Si ritira così dalla vita e trascorre le sue giornate nella biblioteca polverosa dove lavorava in precedenza a scrivere la sua storia e ogni tanto si reca al cimitero per portare sulla sua tomba una corona di fiori.
 
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